Il Festival di Sanremo e la pressione mediatica: il confine tra spettacolo e privacy- Intervista a Bianca Chiriatti
Scritto da borsisti il 23/02/2025
a cura di Cristiana Mugnaini
Il Festival di Sanremo è un evento che, oltre alla musica, mette sotto i riflettori la vita privata degli artisti, creando un’intensa pressione mediatica. Bianca Chiriatti, giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno ed esperta di musica e spettacolo, ci aiuta a comprendere come questa esposizione influisca sulla salute mentale dei cantanti e sulla gestione del confine tra privacy e informazione. Con lei abbiamo parlato anche delle tematiche più ampie che emergono durante il Festival, dai legami con l’ambito pubblico e istituzionale agli eventi collaterali che arricchiscono la manifestazione.
Il Festival è un evento mediatico totalizzante, che espone i cantanti a un’esposizione intensa, tra esibizioni, conferenze stampa e interazioni social. Quanto pesa questa pressione sulla loro salute mentale?
Una domanda che faccio spesso agli artisti e alle artiste, e che in questo Sanremo ho posto in maniera ancora più marcata, riguarda proprio l’extra Festival. Il “carrozzone”, tutto quello che c’è intorno, è aumentato tanto. È aumentato per noi addetti ai lavori e, ovviamente, è aumentato anche per i cantanti. Mi rendo conto che noi giornalisti facciamo fatica a star dietro a tutto, immagino poi per loro, che devono affrontare una pressione decuplicata, cioè cento volte più intensa. Per questo mi piace chiedere agli artisti come si sentono, come vivono questa situazione. È vero che in una settimana c’è l’ansia da prestazione legata alla gara, ma c’è anche tutta la pressione esterna, quella dei giornalisti e degli addetti ai lavori. Sono letteralmente sbattuti da una parte all’altra: 5-6 interviste, con domande completamente diverse, a volte anche agli antipodi, e non sempre c’è la concentrazione per rispondere in maniera adeguata. Certo, alcuni rispondono cercando di fare del loro meglio, ma alla fine siamo tutti esseri umani, e la stanchezza si fa sentire.
Sono molto felice che il Festival degli ultimi anni sia cresciuto, offrendo la possibilità a tante realtà di lavorare anche nei contorni, in tutta la città che vive sotto l’ombra della kermesse. Tuttavia, questa crescita, per gli artisti, può essere faticosa. Si trovano a dover rispondere sempre alle stesse domande, facendo fatica a variare le risposte. Anche per noi giornalisti, a volte, scrivere un pezzo più interessante, più colorato, risulta un po’ più difficile, perché si ripetono le stesse risposte da parte degli artisti. Però, alla fine, l’importante è che loro stiano bene. Per me quella è la priorità. A volte, quando li guardo negli occhi e vedo un velo di stanchezza, mi fermo un momento e faccio una domanda più breve, concedendo loro 5 secondi per respirare, bere un bicchiere d’acqua. Non importa se il mio pezzo esce un po’ più corto, l’importante è che per loro sia meglio così.
Secondo lei come si può trovare un limite tra il rispetto della privacy dei cantanti e l’attività giornalistica?
A me, per etica personale e per carattere, non piace mai andare troppo all’assalto e scandagliare quegli aspetti della vita che magari l’artista stesso non vuole raccontare. È vero che mi occupo principalmente di musica, quindi esploro il panorama musicale, il panorama creativo, quello che magari ha dato vita alla canzone, quello che c’è intorno. Altri si occupano di cronaca rosa e gossip, ma quello, secondo me, è un po’ più esterno al contesto del Festival di Sanremo.
Poi, credo che dipenda molto dalla sensibilità del singolo giornalista. Purtroppo, abbiamo visto anche in tempi recenti artisti che venivano spremuti, forse anche un po’ troppo. C’è un limite che, secondo me, a volte dovremmo stare attenti a non attraversare, perché se gli artisti già si concedono tanto, anche sui social, superare quel limite a volte può essere pericoloso e, a mio avviso, di cattivo gusto. Preferisco che sia l’artista a farmi capire quando è disposto ad andare oltre un certo livello. Se si crea una bella empatia, una chiacchierata sincera, allora posso capire se l’artista voglia approfondire, ma altrimenti, se ti rendi conto che in un contesto come quello sanremese le domande e risposte sono flash, veloci, botta e risposta, dove tutti sono stanchi, preferisco aspettare. Magari ci sentiamo tra qualche tempo, in un contesto più tranquillo, e l’artista potrà raccontarmi tutto con più serenità.
Finora abbiamo parlato della salute mentale di artisti e artiste. Per quanto riguarda gli eventi collaterali del Festival, ha notato dei legami con tematiche legate all’ambito pubblico e istituzionale?
La politica è sempre stata presente a Sanremo. Alle conferenze stampa, per esempio, quella quotidiana delle 12 rappresenta un appuntamento fisso con l’organizzazione, e un rappresentante politico, che sia il sindaco o un assessore, è sempre presente. Poi c’è anche il fatto che abbiano concesso l’utilizzo di altre zone di Sanremo, come i viali vicino al Casinò, dove si mettono tutti i truck delle radio, oppure i lidi sul lungomare. Sanremo è una città che vive tutto l’anno, non solo durante la settimana del Festival. La politica, negli ultimi anni, è contenta di questo successo e vuole essere presente per ricordarcelo. Tuttavia, credo che lascino abbastanza carta bianca alla Rai e alla direzione artistica. Infatti, la polemica di questi giorni sul Tar e sulle decisioni prese, pur essendo discussa, non è mai stata appoggiata o fomentata dalla politica, perché sanno che il legame tra la Rai e Sanremo è abbastanza indissolubile e, come da previsioni, difficilmente si romperà.
Questa intervista fa parte della puntata SPECIALE CARTACCE- Sanremo, oltre la musica: potete ascoltarla cliccando qui.