Topo Gigio al Festival di Sanremo: il significato di un omaggio – Intervista a Luca Barra
Scritto da borsisti il 23/02/2025
a cura di Cristiana Mugnaini
Luca Barra, professore dell’Università di Bologna e consulente editoriale di Link. Idee per la tv, analizza con noi l’edizione di quest’anno del Festival di Sanremo, sottolineando la conduzione equilibrata di Carlo Conti. Inoltre, abbiamo parlato anche del duetto nella serata cover di Topo Gigio con Lucio Corsi, un importante omaggio alla storia della televisione italiana.
Il direttore Intrattenimento Prime Time Marcello Ciannamea ha affermato: «l’obiettivo della Rai è sempre quello di fare un grande show senza scandali, problemi, inconvenienti. Questo garantisce un ottimo risultato senza eccessi che non servono». Secondo lei con questa edizione si è voluto sancire un cambio di rotta rispetto alle precedenti edizioni?
Sicuramente si è voluto evidenziare un cambio di rotta, ma non sono completamente d’accordo con la dichiarazione di Marcello Ciannamea. C’è una differenza tra ciò che si dichiara e ciò che realmente si pensa o si cerca di fare. Questa edizione del Festival si è trovata in una situazione molto fortunata. Tutti ipotizzavano che ci sarebbe stato un calo di ascolti dopo i numeri straordinari delle edizioni di Amadeus, e Carlo Conti, anche per il suo rapporto con l’azienda, si è fatto carico di un’edizione potenzialmente difficile. Non molti avrebbero voluto essere nei suoi panni. Si è scelto un conduttore molto abile, esperto e pienamente al servizio della Rai.
I dati d’ascolto, però, hanno restituito risultati superiori alle aspettative: non solo non c’è stato un calo, ma gli ascolti sono stati addirittura superiori a quelli già enormi delle edizioni precedenti. Questo ha garantito alla Rai un successo confortante e, di conseguenza, ha reso inutile qualsiasi polemica. Quando un’edizione funziona così bene, l’azienda può affermare di non volerla cercare. Tuttavia, non sono così sicuro che in edizioni meno brillanti, con ascolti meno solidi, la polemica non venga utilizzata come strumento per mantenere alta l’attenzione. Le edizioni più discusse sono spesso quelle che faticano a imporsi e attirare il pubblico. In questa edizione, semplicemente, non c’è stato bisogno di farlo. Inoltre, bisogna riconoscere che Carlo Conti ha una sensibilità particolare da questo punto di vista: è un uomo macchina, e lo si vede nella gestione delle scalette e dei ritmi delle serate. Personalmente, lo trovo un po’ freddo, quasi mitizzante, troppo regolare nel suo modo di relazionarsi a un evento come Sanremo.
Il suo approccio è evitare qualsiasi polemica, schivare ogni piccolo colpo e prevenire quelli grandi. Questo atteggiamento fa parte del suo carattere e del suo stile televisivo, come ha dimostrato in tutta la sua carriera. Tuttavia, non è detto che questo modello si ripeta nelle prossime edizioni del Festival. La combinazione di un Sanremo di enorme successo negli ascolti e di una conduzione attenta ed equilibrata non è una formula destinata necessariamente a ripetersi, così come non è stata una costante nelle tante edizioni passate del Festival.
In questa edizione del Festival ci sono stati episodi hanno avuto una qualche forma di connotazione politica?
È impossibile che non ci sia politica in un evento come il Festival di Sanremo. Si tratta di un appuntamento di grande rilevanza musicale e televisiva, capace di entrare nei discorsi pubblici, negli immaginari collettivi e persino nella vita quotidiana di spettatori e spettatrici. Tutto ha una dimensione culturale, tutto ha una dimensione sociale, tutto ha una dimensione politica. Anche quando si decide – come è avvenuto quest’anno – di ridurre il più possibile la componente politica, si sta comunque facendo una scelta politica. L’assenza di politica è essa stessa una forma di politica. Questa edizione, infatti, sembra aver tenuto in disparte alcuni temi che in passato erano emersi con maggiore evidenza, seguendo una linea narrativa più vicina alle sensibilità dell’attuale governo.
Sanremo 2025 non è un’edizione apertamente politica, ma lo diventa proprio nel momento in cui sceglie di non esserlo. Carlo Conti viene spesso definito “democristiano” per la sua capacità di smorzare le tensioni e lanciare piccoli segnali in più direzioni. Questo equilibrio si riflette in alcuni elementi: una particolare attenzione alla maternità, tema sociale e culturale che può avere una lettura politica; il consueto omaggio alle forze dell’ordine, sempre presenti in scaletta con un momento di ringraziamento; la presenza di cantanti in gara o premiati che, nel corso della loro carriera, hanno avuto un coinvolgimento diretto in politica. C’è poi una politica che si manifesta nelle canzoni e negli interventi sul palco. La conduzione di Geppi Cucciari nella serata del venerdì ha incluso battute di carattere politico, leggere e contenute, ma comunque legate all’agenda del governo. Lo stesso vale per l’intervento di Roberto Benigni in apertura.
Si tratta di piccole sacche di racconto alternativo, che tuttavia finiscono per essere normalizzate all’interno della narrazione generale del Festival. Il risultato è un’edizione che, pur senza dichiararlo esplicitamente, porta con sé elementi di politica e di società, inserendoli in un equilibrio attentamente costruito.
Il Festival di Sanremo attinge spesso alla memoria televisiva per costruire il suo racconto. In questo contesto, qual è il significato dell’omaggio di Lucio Corsi a Topo Gigio?
Lucio Corsi sceglie di cantare una canzone iconica come Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno, brano notissimo in tutto il mondo. Molto meno noto, ma riscoperto in questi giorni, è il fatto che proprio Modugno fu la prima voce di Topo Gigio. Questo omaggio ha un significato profondo nella storia della televisione italiana. Topo Gigio attraversa tutti i 71 anni della Rai, rappresentando un simbolo televisivo che ha saputo superare generazioni e confini. Ma la sua storia non si ferma all’Italia: il personaggio ha avuto una rilevante dimensione internazionale, arrivando a essere ospite ricorrente al The Ed Sullivan Show, il più importante varietà della televisione americana.
Il duetto di Corsi con Topo Gigio ha quindi una doppia valenza: da un lato, è un momento di grande poesia, perfettamente coerente con il percorso artistico tracciato dal cantautore in questo Sanremo; dall’altro, mostra un’attenzione filologica e rispettosa nel recupero della memoria televisiva. A differenza di altre operazioni nate per diventare meme, come quella di Valerio Lundini, questa esibizione sembra voler entrare nelle Teche Rai come uno dei momenti davvero memorabili di questo Festival. Un’edizione di cui, probabilmente, non ricorderemo troppe cose, ma questo omaggio sì.
Questa intervista fa parte della puntata SPECIALE CARTACCE- Sanremo, oltre la musica: potete ascoltarla cliccando qui.