Vinitaly 2025: tra l’intemperia dei dazi e quella delle etichette salutiste – intervista a Domenico Bosco, responsabile del settore vitivinicolo della Coldiretti

Scritto da il 20/05/2025

Il Vinitaly 2025 è una fiera internazionale, con focus sul settore vitivinicolo, ma quest’anno, più che mai, si deve confrontare con due grandi antagonisti: i dazi USA e la minaccia di etichette salutiste sulle bottiglie. Parlare di vino, oggi, anche a fronte del nuovo codice della strada, porta con sé una declinazione negativa: a cosa, però, potrebbe condurci questa eccesiva demonizzazione? Domenico Bosco, responsabile del settore vitivinicolo della Coldiretti, ci guida in una riflessione meno allarmista, che segue le direttive dello slogan “Keep Calm e Bevi Vino Italiano”, situato all’entrata del padiglione ‘ Casa Coldiretti’, luogo della nostra intervista.

Il Vinitaly è una fiera internazionale del vino e dei distillati. Cosa significa per la Coldiretti essere presenti a un evento di questa portata?

Coldiretti è la principale associazione del mondo agricolo, e la principale associazione del mondo del vino. È molto importante essere presenti a questa manifestazione ogni anno, ma ancor di più quest’anno, perché abbiamo temi molto importanti da mettere all’attenzione dei produttori, del mondo della politica e di chi decide. Siamo tutti quanti appena stati investiti dalla notizia dei dazi degli USA, che colpiranno tutti i prodotti dell’agroalimentare europeo, e quindi anche italiano, e incluso il vino. Chiaramente, sappiamo che i dazi non fanno bene all’economia, non fanno bene né al mondo del vino, né a chi produce, né al consumatore americano. Quindi siamo dell’idea che bisogna accelerare con il dialogo per modificare quello che è l’approccio che va a danneggiare il libero commercio. Siamo comunque fiduciosi rispetto al fatto che il vino italiano è un’eccellenza fortemente apprezzata e riconosciuta dai consumatori americani, per cui riteniamo che il consumatore americano sarà il nostro primo alleato nel far cambiare idea a Trump rispetto ai dazi.

Se la situazione oltreoceano sembra essere in una fase di stallo dopo la decisione attuata da Donald Trump, nell’ultima settimana e giunta a conclusione del Vinitaly, di sospendere per 90 giorni i dazi ai paesi che non hanno reagito al suo piano tariffario, ne segue, quindi, una distensione internazionale, eccetto per la Cina, esecutrice di contro-dazi e dunque esclusa dalla pausa autorizzata. Tale decompressione, però, non si registra per l’allarme salutista, perpetuato dall’ UE e mai rientrato. Le nostre bottiglie di vino saranno accompagnate da alert salutistici?

In questa edizione, tra le nubi che si addensano sul vino, dobbiamo segnalare anche quella del salutismo. Qual è il vostro approccio in merito?

 Altro tema molto importante, che noi qui vogliamo raccontare, e che abbiamo messo lungo tutto il percorso del nostro padiglione con immagini, è: che cosa sarebbe la bellezza dei paesaggi vitati se la demonizzazione che il nostro settore sta subendo dovesse andare avanti, fino a portare ad avere un’etichetta allarmistica sul vino? Il vino non nuoce alla salute: il vino deve essere consumato in modo consapevole e responsabile, e non è un prodotto dannoso per la salute. Una scelta scellerata e sciagurata, che dovesse andare nella direzione di mettere etichette salutistiche e allarmistiche sul vino, porterebbe una sventura non solo per il mondo produttivo, ma anche per i paesaggi vitati. Potete vedere, abbiamo fatto un esercizio utilizzando l’intelligenza artificiale, cosa potrebbero diventare i paesaggi vitivinicoli e la bellezza delle cantine, se la produzione vitivinicola nazionale dovesse scomparire.

Su questo punto, Charles Baudelaire, profetico poeta e cantore del declino nel XIX secolo, avrebbe forse risposto che l’assenza e la privazione sono molto più gravi degli eccessi. E forse, questa declinazione dell’aurea mediocritas, sarà la nostra unica via di uscita.

A cura di Carlotta Malafarina

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