Tra vino e intelligenza artificiale

Scritto da il 19/04/2025

Durante la prima giornata del Vinitaly 2025, si è tenuto un talk interessante su un argomento di estrema attualità: l’intelligenza artificiale, in rapporto al mondo del vino e a tutte le sue sfaccettature, dal processo produttivo all’impatto sull’intera filiera, considerando anche il reparto della comunicazione, del marketing, del rapporto con il consumatore, ecc. Questo strumento è infatti sempre più presente sia in ambito lavorativo che privato (non sarà sfuggita infatti l’implementazione di Meta AI nel sistema WhatsApp). Non stupisce, dunque, che sia stato dedicato un momento di riflessione anche durante la fiera. Protagonisti di questa discussione sono stati Danilo D’Elia, amministratore delegato di NODE qui in veste di conduttore, Francesca Negrello, ricercatrice e referente tecnico nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale, Giampaolo Bassetti, direttore del Gruppo Caviro, e Giulia Eremita, esperta di comunicazione e marketing digitale.
Francesca Negrello inaugura il suo discorso con una stretta di mano simbolica tra un modello robotico e la mano di Danilo D’Elia. Alla base del suo lavoro c’è l’idea per cui il ricercatore debba immaginare e pensare il domani e, allo stesso tempo, capire l’impatto reale delle nuove tecnologie. In particolare, parlando delle tecnologie soft, la ricercatrice afferma che svilupparle «significa sviluppare sistemi che si ispirano fondamentalmente al corpo umano, ai sistemi biologici, che possono essere usati per sviluppare robot che possono quindi muoversi in un contesto reale», mantenendo il connubio tra delicatezza e robustezza e pensando sia a sistemi autonomi sia a tipologie di supporto alle capacità umane. Si parla infatti sia di sostenibilità ambientale, sia di sostenibilità sociale, come ha sottolineato anche Giampaolo Bassetti. Tutto questo ha portato alla creazione di JOiiNT LAB, con sede a Bergamo, che vede la collaborazione di autori istituzionali e di imprese territoriali e che vuole offrire alle aziende tecnologie innovative immaginando e sperimentando casi d’uso reali. Nel loro lavoro, IA e robotica sono la mente e il braccio che potranno supportare il lavoro umano nell’azienda vitivinicola. Ciò viene fatto attraverso la raccolta di dati puntuali e dell’analisi delle attività da svolgere, in modo tale da poter procedere verso un’automatizzazione di tali attività. Ma come possono contribuire, effettivamente, questi sistemi? Attraverso la riduzione delle dimensioni fisiche dell’apparecchiatura e l’aumento dell’intelligenza: sistemi più piccoli, ma più intelligenti, ad esempio delle basi mobili in grado di mappare il territorio e le piante e di muoversi liberamente tra loro. Infine, Francesca Negrello mette in luce le due fasi del lavoro di questi strumenti: innanzitutto, la fase di mappatura e localizzazione necessaria per lo step successivo che prevede un’interazione più specifica attraverso attività di precisione e missioni diverse, come un trattamento dedicato ad una singola pianta in base alle sue esigenze.
A seguire, Giampaolo Bassetti, direttore del Gruppo Caviro, presenta l’esperienza e le sperimentazioni dell’azienda. Innanzitutto, la questione dei dati: questi sono accumulati in quantità tale che l’aiuto dell’intelligenza artificiale sarebbe fondamentale per un loro utilizzo efficiente ed efficace. Non si tratta dell’unica questione, anzi: le potenzialità sono talmente tante che, secondo Bassetti, sarebbe necessaria una guida che possa sintetizzarle tutte. Molto interessante la riflessione dello stesso direttore del Gruppo Caviro, secondo cui non bisognerebbe innamorarsi degli strumenti e del metodo, ma dei risultati, i quali, oltretutto, non sono sempre all’altezza delle aspettative: proprio per questo, una tale sfida è impossibile da non cogliere, ma sempre con attenzione. Inoltre, anche nel caso del Gruppo Caviro si parla di sperimentazione: si tratterebbe di uno dei primi impianti agrivoltaici, situato a Forlì in un vigneto sperimentale con pannelli mobili. Ad oggi, però, bisogna ricordare che l’utilizzo duale del suolo per il fotovoltaico è obbligatorio: questo getta le basi per il primo prerequisito dell’intero progetto, ossia che un suolo potenzialmente agricolo non può essere destinato unicamente alla produzione di energia. A ciò segue la sfida più importante, che porta l’attenzione all’intera filiera vitivinicola: è necessario comprendere quale sarà l’impatto agronomico su ogni settore dell’attività, ad esempio come l’implementazione di pannelli solari potrebbe influire sul terreno, sulle piante e sui prodotti finali. E proprio per questo motivo sono impiegati i DSS (Decision Support System) per permettere la convivenza tra produzione di energia e il mantenimento della qualità. Dal momento che si parla ancora di sperimentazione, uno dei metodi utilizzati è quello del confronto tra un’area che utilizza il metodo sperimentale e una in cui invece non è stata apportata alcuna modifica. Questo permetterà di analizzare le differenze e di valutare i risultati ottenuti.
Naturalmente, oltre a ciò che riguarda la sperimentazione sul campo e l’impatto sulla filiera, rimane un altro tema caldo: quello della comunicazione e del marketing. Una delle domande fatte da Danilo D’Elia riguarda infatti l’impatto che queste tecnologie potrebbero avere, e in parte già stanno avendo, in un ambito in cui in realtà la presenza umana e la tradizione hanno sempre avuto grande valore. Piccole realtà hanno infatti avanzato proposte e progetti, come quella di un sommelier digitale che possa rendere più appetibile l’esperienza in cantina; purtroppo, però, spesso queste idee rimangono sulla carta. In un mondo in cui umano e tecnologico convivono in modo sempre più stretto, è necessaria un’educazione digitale: non solo una transumanza digitale, ma un vero e proprio cambiamento cognitivo e culturale che permetta di lavorare insieme come partner per raggiungere obiettivi prima impossibili (in particolare l’esperta parla di GenAI e LLM). Infatti, tra le nuove figure specializzate ci sarà quella relativa al management, che deve essere forte perché, come dice la stessa Eremita, «la qualità della risposta dipende dalla qualità della domanda», data anche, appunto, dalla qualità dell’amministrazione. Infatti, la tecnologia dà certamente un grande aiuto, ma non fa miracoli e spesso alimenta i cliché: uno degli esempi riportati durante il talk è stato proprio quello della Toscana, regione che compare nell’80% dei casi quando si chiede a un sistema di GenAI di riprodurre un paesaggio vitivinicolo italiano; è semplicemente ciò che gli abbiamo sempre raccontato e che esso ha appreso (va ricordato che secondo l’Europe AI Act è obbligatorio, in ogni caso, dichiarare l’uso di sistemi di IA quando l’immagine è generata con questi metodi). Bisogna quindi sviluppare quelle skill più creative che hanno sempre distinto l’umanità, soprattutto durante l’infanzia: la creatività autentica tipica dei bambini.
Un mondo caratterizzato da tradizione e presenza umana e un’innovazione tecnologica che avanza costantemente. I protagonisti di questa discussione hanno cercato di mostrare un possibile connubio tra due realtà molto diverse, ma che poco alla volta stanno iniziando a conoscersi, gettando le basi per quella che potrebbe essere una futura convivenza.

A cura di Martina Moro


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