Dietro i numeri del Festival- Intervista a Davide Maistrello

Scritto da il 23/02/2025

a cura di Cristiana Mugnaini. Montaggio audio: Daniele Muriana.

Il Festival di Sanremo è da sempre un evento che mescola musica, spettacolo e, soprattutto, numeri. Dietro ogni classifica, voto e risultato si nasconde un sistema complesso che determina l’andamento della competizione. Quest’anno, le dinamiche del sistema di voto hanno acceso il dibattito, con esiti che hanno sorpreso pubblico e addetti ai lavori. Per capire meglio come si è arrivati alla vittoria di Olly con Balorda Nostalgia, abbiamo parlato con Davide Maistrello, laureato in Scienze Statistiche e prestato al mondo della produzione televisiva.

Quali sono le principali differenze nel sistema di voto tra la 74esima edizione del Festival e quella di quest’anno?

Allora, possiamo dire che Carlo Conti ha preso spunto dal sistema di voto introdotto da Amadeus negli ultimi anni. La struttura era molto simile, ma con qualche differenza. La principale è stata togliere la serata delle cover dal computo della classifica finale: la gara delle cover, che si è tenuta il venerdì sera, non faceva media nella gara vera, a differenza degli anni scorsi, ma costituiva a tutti gli effetti una gara a sé. Oltre a questo, l’altra variazione importante, che ha avuto un peso nel risultato finale, è stata la modifica della superfinale, l’ultimo round di voto in cui si affrontano i primi cinque concorrenti della classifica del primo round della finale. Lo scorso anno, la superfinale decideva interamente il vincitore del Festival, azzerando tutti i voti maturati fino a quel momento e ripartendo da zero. Quest’anno, invece, la superfinale ha inciso per il 50% sul risultato finale, mentre l’altro 50% è stato determinato dalla media delle sessioni di voto precedenti.

La terza modifica introdotta da Conti, anch’essa molto importante nella composizione e nel risultato finale, riguarda il sistema di voto delle giurie. Nella sessione di voto finale, quella della superfinale a cinque, la Giuria della sala stampa, tv, web e la Giuria delle radio non hanno espresso la loro preferenza in modo secco, come avveniva in passato, scegliendo una sola canzone tra le cinque finaliste. Hanno invece assegnato a ogni canzone un giudizio numerico da 1 a 5. Questo ha portato a una classifica delle giurie più “schiacciata”, nel senso che loro non potevano esprimere una variazione in termini di percentuali grande come quella del televoto. Per questo, il televoto ha avuto quest’anno, a differenza dell’anno scorso, un peso più importante, talmente importante da far sì che Olly, che ha vinto la superfinale, è stata l’unica sessione di voto in cui lui ha vinto qualcosa. Olly, che non ha mai vinto nessuna classifica, nessun round di voto, tranne quello del televoto della superfinale, ha ottenuto il 31% dei voti, e questo è bastato alla fine per arrivare al primo posto, unito ovviamente a piazzamenti molto alti in tutte le classifiche dei cinque giorni.

Dal punto di vista tecnico, come si è arrivati a questo risultato?

Olly ha fatto un Festival molto solido in ogni fase. Nella serata del giovedì – con i 29 cantanti equamente divisi tra mercoledì e giovedì – è arrivato secondo al televoto con il 26%, dietro Brunori Sas. Questo gli ha permesso di accumulare un tesoretto importante che lo ha proiettato in superfinale, insieme a Brunori. Nella serata precedente, lo stesso era accaduto a Cristicchi e Fedez. Questi quattro erano praticamente già sicuri di andare in finale ancora prima dell’ultimo round di voto.

Questo poi lo ha aiutato nel round finale, dove sia per la stampa che per la radio era al secondo posto, consentendogli di mantenere un margine minimo su Lucio Corsi, che invece è cresciuto durante la settimana. Corsi è infatti partito in sordina, ha guadagnato terreno fino alla superfinale, vincendo sia per la stampa che per le radio e arrivando allo 0,4% dal “buttare giù dalla torre” anche Olly. A quest’ultimo è servito l’ultimo round della superfinale, quello che valeva per il 50% del totale, in cui è riuscito a massimizzare il supporto del televoto e della sua fanbase. Questo gli ha permesso di ottenere i voti necessari per il sorpasso finale, sia su Lucio Corsi, che partiva già dietro, sia su Brunori, dominatore delle prime quattro serate.

L’esclusione di Giorgia ha sorpreso molte persone, così come il secondo posto di Lucio Corsi. Com’è potuto accadere?

Giorgia è partita non benissimo al televoto già nella serata del mercoledì, dove era arrivata quinta tra i quindici cantanti in gara quella sera. Durante quella serata, lei non è riuscita a garantirsi un televoto importante come quello di Cristicchi e Fedez, che poi hanno perso un po’ di terreno nel corso della settimana, ma il vantaggio maturato durante il mercoledì è stato sufficiente per proiettarli, come già detto, nella superfinale. Giorgia, al televoto, è sempre stata sul filo della top five e non è bastato il primo posto che ha raccolto ripetutamente sia nella classifica della sala stampa che in quella delle radio. Il metodo di voto di sala stampa e radio, che prevedeva l’assegnazione di un punteggio da 1 a 10 per ogni canzone in gara, ha prodotto una classifica molto schiacciata. Per il televoto, un cantante può teoricamente ottenere il 100% dei voti, anche se il massimo di quest’anno è stato il 17% di Brunori Sas nella serata finale. Tuttavia, la distanza tra il primo e l’ultimo classificato al televoto, in termini percentuali, era più ampia rispetto a quella creata dalle giurie. Quindi, nonostante il primo posto nelle due giurie, Giorgia non è riuscita a inserirsi nella top five del televoto: era sesta al televoto e sesta è rimasta.

Lucio Corsi, invece, è partito in sordina nella seconda serata, anche se in maniera relativa, perché, pur essendo un esordiente quasi assoluto, è riuscito comunque a entrare nei primi cinque del voto con circa la metà dei voti raccolti da Cristicchi e Fedez. Corsi si giocava con Giorgia e Achille Lauro l’ultimo posto disponibile, dato che quattro dei cinque erano già “prenotati” da Cristicchi, Fedez, Olly e Brunori. Nel televoto finale del sabato, nel primo round (quando erano ancora in gara tutti i 29 concorrenti), Corsi è arrivato più in alto sia di Giorgia che di Achille Lauro, e questo gli è bastato per prendersi l’ultima posizione utile per qualificarsi alla superfinale. Qui ha anche rischiato di vincere, grazie alla convergenza di stampa e radio sul suo nome e, in parte, anche del televoto, che lo ha premiato con un secondo posto non lontano da Olly.

Abbiamo visto che nella top 10 è presente solo una donna solista, Giorgia. Secondo lei questo può avere un impatto anche nei prossimi Festival o è stata una coincidenza?

Negli ultimi anni, il gender gap nell’industria musicale italiana è stato evidente, indipendentemente da ciò che accade al Festival di Sanremo. Negli ultimi dieci anni – anzi, in realtà undici, dalla vittoria di Arisa nel 2014 – abbiamo festeggiato solo due vittorie femminili: quella di Angelina Mango nel 2024 e, in parte, quella dei Måneskin nel 2021, con la presenza di Victoria De Angelis. Due donne e un quarto, possiamo dire, a fronte di oltre dieci vittorie maschili consecutive. Questo è dovuto al fatto che l’industria musicale italiana è numericamente più sbilanciata verso gli uomini. Nei cast di Sanremo degli ultimi anni, gli artisti maschili sono stati spesso in numero maggiore rispetto alle artiste. Poi c’è il fattore del gradimento del pubblico: guardando solo al televoto della finale di quest’anno, nella metà alta della classifica troviamo praticamente solo una donna e mezza, ovvero Giorgia, arrivata sesta, e California dei Coma_Cose, quattordicesimi. Nella metà bassa, invece, si concentrano tutte le altre donne: dieci su quindici.

Ancora più incredibile è il dato complessivo del televoto: sommando tutti i voti ricevuti dagli artisti uomini, si supera l’83%, mentre gli act con almeno una donna – soliste o gruppi misti come i Coma_Cose – hanno raccolto solo il 17%. Questo testimonia chiaramente la preferenza del pubblico di Sanremo per gli uomini. Non si tratta di sostenere che una donna debba vincere solo perché donna – quella che io chiamo la “narrazione una donna” – ovvero l’idea che una donna debba trionfare per compensare l’assenza di vincitrici nelle ultime edizioni, indipendentemente da chi sia. Questa narrazione, a mio avviso, finisce per penalizzare le stesse artiste, perché la vittoria deve spettare alla canzone più forte, a prescindere da chi la interpreti. Tuttavia, il gender gap resta innegabile.

Come molte artiste hanno sottolineato in questi giorni, a una donna viene richiesto molto di più rispetto a un uomo. Deve portare la canzone, esibirsi perfettamente, curare ogni dettaglio del look e della performance: tutto questo è considerato il minimo indispensabile. A un uomo, invece, si perdonano con più facilità stonature o brani meno incisivi. Le donne devono sempre fare di più per creare una narrazione che attiri l’attenzione dei media e della stampa, generando quel clamore necessario per influenzare il televoto e ottenere il giusto riconoscimento.

Hai dei suggerimenti per la prossima edizione?

Di suggerimenti ce ne sono sicuramente tanti. Dipende sempre un po’ – e lo dico dal mio punto di vista di una persona che lavora in televisione – dalla visione artistica della Rai e del prossimo direttore artistico, che verosimilmente sarà lo stesso di quest’anno, quindi sempre Conti. Secondo me, la gara deve essere veramente più equilibrata. Le tre componenti di voto, descritte in termini di percentuali nominali come un 34% per il televoto, 33% per la stampa e 33% per la giuria delle radio, devono essere effettivamente rappresentative di queste percentuali. Abbiamo visto quest’anno che, pur valendo il 34%, il televoto incideva molto di più sulla classifica, anche perché le cinque canzoni entrate nella finale erano proprio le più televotate nel corso delle serate. Incideva, quindi, più di quanto quella percentuale potesse suggerire. Un sistema di pesi più equo potrebbe basarsi su una conversione diversa, non più su giudizi numerici della giuria, ma magari tornando a un sistema simile all’era Baglioni, con un numero di gettoni che ogni giurato può distribuire. Naturalmente, partendo dal presupposto che ciascun giurato debba considerare un certo numero di canzoni e non possa assegnare tutti i gettoni a un unico artista.

Un’altra idea che potrebbe essere interessante a livello televisivo, senza però snaturare un impianto che funziona ormai da più di 15 anni – quello della gara senza eliminazioni e della superfinale a tre o cinque canzoni, adottato da diversi direttori artistici – riguarda la divisione tra seconda e terza serata. Quest’anno si è discusso molto di come questa divisione abbia avvantaggiato gli artisti esibitisi il giovedì, una serata meno competitiva rispetto a quella del mercoledì. Artisti come Brunori Sas e Olly, avendo meno concorrenza, sono riusciti ad accumulare un vantaggio che ha permesso loro di entrare nella cinquina finale, anche se probabilmente ci sarebbero riusciti comunque. Per eliminare questa discrepanza tra le due serate, potrebbe essere interessante introdurre un’estrazione totalmente casuale, pubblica e trasparente, direttamente sul palco alla fine della prima serata. Si potrebbe partire dalla top ten della classifica della stampa, annunciata in ordine casuale, e poi dividere quei dieci artisti nelle due serate tramite estrazione: cinque da una parte e cinque dall’altra. Tutti gli altri venti concorrenti (se i partecipanti in gara sono trenta) verrebbero poi assegnati alle due serate successivamente. Naturalmente, l’ordine di esibizione all’interno di ciascuna serata continuerebbe ad essere deciso dalla Rai, dal produttore esecutivo e dal team artistico, per rispettare esigenze televisive e scenografiche.

Questa soluzione eliminerebbe le polemiche su eventuali vantaggi legati alla serata di esibizione e permetterebbe di distribuire il televoto in modo più equo. Inoltre, potrebbe creare hype e diventare un momento di spettacolo: chiamare gli artisti sul palco e far loro pescare la serata in cui si esibiranno potrebbe diventare un piccolo evento all’interno della prima puntata, che di solito ha meno momenti di tensione narrativa.

Questa intervista fa parte della puntata SPECIALE CARTACCE- Sanremo, oltre la musica: potete ascoltarla cliccando qui.


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